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venerdì 3 giugno 2011

Gesù Ben Sira, detto il Siracide

Un giorno mi sono imbattuto nelle parole di un grande autore del 180 a.C. e mi sono lasciato provocare. Un brano del libro del Siracide  (1,3-10) mi ha suggerito di pretendere meno e di gustare di più i doni ricevuti. Il Vangelo non lo si può ridurre ad una pastorale, né le persone possono essere incasellati dentro una statistica. E ogni tanto è bello lasciar fare un po' di più a Dio, e fidarsi di Lui.


Mentre si passeggia lungo la riva del mare, è possibile contare la sabbia? E come stabilire quante singole goccioline ci sono in una pioggia? Neppure si riesce a stabilire l'inizio dei giorni e del tempo, come pure fissare il termine ultimo e definitivo.
La saggezza e la ragionevolezza umana, attraverso cui passa la rivelazione di Dio ci mettono in guardia dalla pretesa di voler misurare e quantificare ogni cosa, come anche la tentazione di prevedere e pianificare tutto.
L'altezza del cielo, la distesa della terra e le profondità dell'abisso chi le potrà esplorare? (Siracide 1,3).
Non posso arrivare ovunque e non riesco a comprendere tutto. Né misurare. Né prevedere. È la prima certezza che dovrò ricordare quando vorrò avere a che fare con la vita vera, con le persone vere, uomini e donne come me. Eppure da sempre c'è un progetto nella storia e un senso in ogni evento. Mi precede, però. E non sono io a stabilirlo. Appartiene, invece, ad un Altro! 
Allora, per cogliere il succo della vita, dovrò ricordare che non basto a me stesso e non posso neppure salvare il mondo. Ma posso essere un mendicante che cammina cercando. Posso condividere ciò che ho ricevuto, anche se non posseggo nulla di esclusivamente mio.
E anche questo devo tenere in mente: Uno solo è sapiente... ha creato la Sapienza, l'ha vista e l'ha misurata, l'ha diffusa su tutte le sue opere, su ogni mortale, secondo la sua generosità, l'ha elargita a quanti lo amano (Siracide 1,6-8). 
La nostra vocazione è di ricevere il dono e non esserne i padroni. Divenire, della Sapienza, cioè del senso di ogni cosa creata, i custodi e non i censori. E questa è la seconda certezza!
(tratto da Dino Pirri, Dalla sacrestia a Gerico, ed Ave)

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