AVVISO Iai NAVIGANTI

A breve il blog sarà trasferito su www.appuntidiunpellegrino.it

sabato 31 dicembre 2011

Ultimo giorno dell'anno nel deserto


Ora depongo sull'altare del mio Signore,
la bellezza e la gioia,
di oggi e di un anno intero.
La consapevolezza di non averle meritate.
La speranza di averle sapute condividere con tanti.
In questa notte in cui sono ancora nel deserto del Neghev,
in questa notte di festa,
ho il cuore rivolto alle persone
che stanno ora attraversando il deserto della vita
e non hanno voglia di fare festa.
Non fuggire! Non arrenderti!
E neppure coltivare l'illusione di poter fare da solo!
Il Signore dona consolazione.
Il Signore è la salvezza.
Il Signore ti accompagna.
Il Signore, questa notte, ti benedice.

Attraversato il deserto, e questo anno 2011,
raccolgo la luminosa certezza di non aver camminato da solo.
Che il Signore ha camminato con me.
Bellezza e gioia sono il suo aver camminato con me sempre.
Gratitudine, perché non se ne è mai vergognato.

venerdì 30 dicembre 2011

Nel deserto del Neghev, l'inizio del mio cammino

















Sipgnore Gesù,
comincio questo pellegrinaggio
deponendo sul tuo altare il deserto della mia vita,
di contraddizioni e dubbi,
di paura e di debolezza,
di rabbia e di resa.
In questo deserto, e non altrove.
Raggiungimi!
E donami la tua Consolazione.
E riprenderò il cammino verso la tua casa, insieme ai miei fratelli.
E benedizione dal mio deserto, luogo di desolazione e di incontro con te,
che lo farai fiorire.

mercoledì 28 dicembre 2011

Superati gli 8000 contatti, di cui 2000 in questo ultimo mese, non mi rimane che ringraziare quanti seguono il blog. Dal 30 dicembre sarò in Terra Santa e proverò a tenere un diario quotidiano. Rete permettendo. Ancora grazie!

domenica 25 dicembre 2011

Luce, liberazione, gioia, bellezza in una stalla!

Certamente un pazzo, colui che, nel mezzo della notte, vede una grande luce che risplende. Quelli che conoscono le leggi della natura e le scoperte scientifiche lo sanno bene. Non può essere!
Ma anche un pazzo o un illuso, colui che, immerso nella storia di un popolo oppresso dalla violenza e torturato dalla nostalgia della patria, annuncia l’improvvisa liberazione, un improbabile ritorno a casa e una pace insperata.
Davvero da pazzi e da pagliacci, parlare in questi tempi di crisi economica di una moltiplicazione di gioia. E mentre si comincia a dubitare seriamente del futuro delle nuove generazioni, ormai proiettate verso l’incertezza, la depravazione, l’assurdità: invece di “recessione” e “disoccupazione” una Parola misteriosa ci racconta di un aumento di letizia e di speranza.
Deve trattarsi proprio di un pazzo oppure di un illuso o addirittura di un pagliaccio. Oppure è la voce stessa di Dio. La sua gioiosa opera di salvezza e di liberazione.
Fratelli e sorelle, è la voce di Dio, quella che abbiamo ascoltato. Così diversa dalle parole a cui ormai ci stiamo abituando anche noi. Così nuova, anche se antica di millenni. Forse sempre ascoltata, ma raramente accolta. La voce che ora mi annuncia una luce splendida, una liberazione definitiva e una gioia senza fine.
Ma come è possibile? Sarà vero? Sarà proprio Dio? E si riferirà proprio a me e alla storia che sto attraversando?
Anche Zaccaria ed Elisabetta dubitano. Anche Giuseppe e Maria se lo sono domandato. Anche i pastori di Betlemme hanno stentato a crederci. Ma era la voce di Dio. Il suo braccio potente e misericordioso.
La bella notizia che non risuona più solo nei luoghi sacri e nei giorni di festa, come questa notte, come durante l’offerta dell’incenso di Zaccaria, esaudito nella sua preghiera. Ma anche negli spazi della laicità e della quotidianità, come nella casa di Nazareth, con Maria affaccendata tra le pentole e Giuseppe che riposava dopo il lavoro in un caldo pomeriggio qualunque.
Sembra impossibile, ma il Regno dei cieli è già entrato nella nostra vita e in ogni cuore. E ormai appartiene per sempre a Silvia che non smette di porre domande, a Massimo che aspetta da tempo che vada a trovarlo anziché lamentarmi perché non sia lui a venire da me, ad Angela che si commuove, e a Giuseppe che tenta la difficile arte dell’esistenza in un mondo incrostato di pregiudizi. A Pierluigi che si stupisce e si entusiasma per ogni cosa, a Loredana che, piena di ferite, non smette di curare gli altri. A Gaia, quasi mai felice.
Sembra impossibile, ma l’eternità di Dio irrompe nel vivere quotidiano della gente comune. Lascia apparentemente tutto come prima. E nello stesso tempo modifica radicalmente la realtà. Anzi la rovescia! Tanto che ormai la vita ordinaria e nascosta è diventata tempio della potenza di Dio. E gli umili e i piccoli, i profeti silenziosi e veri: coloro che sono ancora capaci di stupore e obbedienza.
E allora mentre il contesto storico e politico è occupato da Cesare Augusto, illuso di dominare sul mondo, e Quirinio governa la Siria; mentre siamo sottomessi allo spread e al PIL, in realtà è Dio che fa la storia, attraverso la speranza e la fedeltà dei piccoli: coloro che scelgono di rinnegare le illusioni del mondo e le logiche del potere, accogliendo tutto come dono, gli altri come fratelli e Dio come Amico (cfr. Tt 2,11-14).
Lo stile è quello di Gesù. La logica quella del volto d’Amore che ci rivela nella sua carne e nella sua storia di precarietà e di povertà totale. Poiché non c’era posto per i suoi genitori. Poiché non sapevano dove metterlo già appena nato, divenendo il segno straordinario in una realtà in cui non sembra davvero esservi nulla di straordinario: un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.
In questo anno in cui razionalmente non ci aspetteremmo nulla di buono e di nuovo, vogliamo essere capaci di riconoscere la contraddizione e l’invisibilità silenziosa di questo seme gettato sulla terra. E dovremmo essere profeti come i pastori rozzi ma attenti ad accogliere l’invisibile e l’incomprensibile. Al di là delle apparenze e delle previsioni.
E mentre i potenti si illudono di condurre la storia, noi, “piccolo resto” ancora in esilio, aspettiamo la consolazione. E nella povertà continuiamo a fidarci di Dio. E nell’obbedienza siamo profeti di bellezza nuova:
«...una bellezza che non si rovina, che non si rompe, che... c’entra con la vita quotidiana, con il sudore, i capelli, la pelle, le mani screpolate, la fatica, lo sco­raggiamento, la tristezza, la paura, il falli­mento, il sangue, il freddo e il sonno. Una bel­lezza senza perfezione. Una bellezza che c’en­tra con tutto, perché tutto ha attraversato. U­na bellezza fecondata da limiti e sproporzio­ni, per partorire ciò che non passa. Io questa bellezza cerco. Questa bellezza nasce per me. In una stalla» (A. D'Avenia).

sabato 24 dicembre 2011

TWITTEROMELIE della quarta settimana di Avvento

Perché proprio io e non altri? Perché ora e non domani? Perché qui e non altrove? Sarò capace? Eccomi, mi fido! Nulla è impossibile a Dio! (domenica)

Una sterile che concepisce un figlio, segno di Dio che salva. Benedetto colui che ha il coraggio di fare un passo in più e a guardare oltre. (lunedì)

Dalla radice di Iesse spunterà un germoglio, tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio. Oggi. (martedì)

Beata poiché ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto. La Madre di Dio ha saputo meravigliarsi ed è rimasta serva. (mercoledì)

Anche in questi tempi incerti, come Maria, spalanchiamo gli occhi alle opere meravigliose del Signore.I piccoli e i poveri fanno la storia! (giovedì)

Giovanni sarà il suo nome! Tutti si meravigliano. Dio sempre è novità che ci spiazza. Sempre oltre e di più. Altrimenti non è Dio! Seguilo! (venerdì)

Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili. Perché vivi ancora secondo la logica dei potenti? Gesù da povero cambia il mondo! (sabato)

martedì 20 dicembre 2011

Gli augruri dell'ACR al Papa

Il testo di auguri dell'Acr, letto da Gilda Gallucci, diocesi di Avellino, 11 anni.
Beatissimo Padre,
siamo davvero molto contenti di poterti oggi incontrare e di esprimerti l’affetto di tutti i bambini e i ragazzi dell’Acr d’Italia. Tutti ricordiamo con gioia l’incontro vissuto insieme il 30 Ottobre dell’anno scorso. Ancora nei nostri cuori risuonano le tue parole e l’invito ad essere sempre di più amici di Gesù.
Oggi vogliamo dirti che ci siamo impegnati a conoscere il Signore, ad ascoltarlo, a parlare con Lui nella preghiera e ad incontrarlo nei Sacramenti e nella Santa Messa. Anche se non sempre ci riusciamo pienamente, desideriamo però davvero crescere nell’amicizia con Gesù per essere bambini e ragazzi felici, e in questo, il cammino dell’Acr ci aiuta e ci sostiene.
Oggi siamo qui, nella tua casa, insieme ai nostri educatori per rivolgerti gli auguri di Natale di tutta l’Azione Cattolica, che ha scelto proprio noi bambini e ragazzi a rappresentarla. È davvero un momento unico e bello per tutti noi e ti chiediamo di perdonare la nostra emozione e la nostra confusione allegra.
Oggi cogliamo anche l’occasione per dirti il nostro grazie per quanto ogni giorno fai per il bene della Chiesa, per la tua passione per ogni uomo e per ogni donna del mondo, per il tuo impegno generoso e costante con cui accompagni i passi di quanti cercano risposte ai loro desideri, di quanti cercano di dare un senso vero alla loro vita.

lunedì 19 dicembre 2011

Il Papa ai bambini e ragazzi dell'ACR

DISCORSO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI 
ALLA DELEGAZIONE DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA RAGAZZI, 
PER GLI AUGURI NATALIZI

Sala del Concistoro
Lunedì, 19 dicembre 2011

Cari ragazzi ed educatori dell’ACR,
sono anch’io veramente contento di accogliervi e di vedere la gioia e la vita che portate nella casa del Papa. Vi ringrazio tanto degli auguri che mi avete fatto anche a nome dell’intera Azione Cattolica Italiana. Vorrei dirvi poi sinceramente: “Bravi!” per l’iniziativa che avete promosso nel mese di gennaio; anche in questo modo dimostrate di essere un gruppo di ragazzi e di ragazze in gamba, perché la vostra attenzione non si ferma solo ai compagni di scuola o di gioco, ma vuole arrivare là dove tanti coetanei non possono stare bene ed essere felici come voi, perché mancano del necessario per vivere in modo degno. Siate sempre sensibili verso chi ha bisogno di aiuto; fate come Gesù che non lasciava nessuno solo con i suoi problemi, ma lo accoglieva sempre, condivideva le sue difficoltà, lo aiutava e gli donava la forza e la pace di Dio.

domenica 18 dicembre 2011

Nulla è impossibile!

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all'intorno, ebbe l’idea di costruire una casa anche per il Signore. «Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va' e di' al mio servo Davide: Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?» (2Sam 7,1-5.8-12.14.16).
Effettivamente anche noi spesso viviamo l’illusione di “fare delle cose per Dio”, quasi a fargli un favore. A volte l’esperienza opposta: constatare le nostre incapacità e, peggio, l’impossibilità a superarle. Non possiamo sostituirci a Dio, ma neanche possiamo pensare che egli non voglia coinvolgere anche noi nei suoi desideri di salvezza.
Alla fine, sappiamo, il Signore davvero troverà dimora presso di noi. Grazie anche alla fede, l’accoglienza e l’obbedienza di Maria di Nazareth. Anche lei si domanda “come è possibile?”. Anche lei si meraviglia di come possa essere all’altezza di un simile evento. Però si fida. Si fida e si lascia coinvolgere. Obbedisce e si abbandona. Si fa serva e madre di Dio.
E alle nostre fatiche e preoccupazioni ricorda che «Nulla è impossibile a Dio!».

sabato 17 dicembre 2011

TWITTEROMELIE della terza settimana di Avvento

Guarda la linea luminosa dell'alba nuova sull’orizzonte buio della storia; la valle di lacrime, ora è terra feconda di speranza. Rallegrati! (Domenica)

Il Vangelo non è raccolta di risposte certe sulla vita, ma la fonte delle domande vere. Gesù che viene è la domanda che mi chiama alla vita! (Lunedì)

Se pubblicani e prostitute mi passano avanti nel regno di Dio, sarà ora che cominci a giudicare meno e ad amare di più. E accogliere tutti! (Martedì)

Gesù o un altro? Poi chiedo: sto aspettando qualcuno? Oppure penso di essere a posto così? Sottile linea tra la rassegnazione e la speranza. (Mercoledì)

Tempo di accogliere tutti! Il Signore e i fratelli "Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio" Is 54 (Giovedì)

Caro Gesù, domani inizia la novena di Natale, 9 giorni di stupore per il tuo Amore che viene! La mia preghiera sia: Ho bisogno solo di te! (Venerdì)

Di nome in nome. Di generazione in generazione. Gesù entra nella mia storia ferita e inquieta. Da dove vorrei fuggire egli incomincia! (Sabato) 

giovedì 15 dicembre 2011

Gesù ha soltanto sorriso

Questa sera ho incontrato alcuni ragazzi. Cioè mi hanno invitato ad andare da loro per un incontro. Dovevo parlare della confessione. Non so se per convincerli che bisogna confessarsi o che bisogna credere in Dio.
Non importa, perché quando ho accettato di andare da loro non avevo nessuna intenzione di convincerli dell'una né dell'altra cosa. Da tempo ho deciso di non dover convincere più nessuno. Non devo, perché Dio non vuole. Io parlavo con la bocca. Loro con gli occhi, con le gambe, con le mani, forse con il cuore. Più che parlare ascoltavano e cantavano la bellezza della loro vita. La loro vita giovane più oggetto dei nostri giudizi e delle nostre lamentazione, che del nostro stupore. Ad un certo punto è entrato anche Dio. Tra il mio imbarazzo e i loro dubbi è entrato Dio. Ognuno ne ha sentito il brivido come ha potuto. Come Lui ha voluto.
Ora vado a dormire contento, come il vecchio Simeone, perché ho visto i segni della salvezza. Vado a dormire con le solite domande: mentre attendiamo e vigiliamo, non è che rischiamo di accogliere uno che non verrà! Perché ogni giorno viene. Oggi in quegli occhi, in quelle gambe, in quelle mani, forse in quei cuori.
Ma perché nessuno di noi va per primo? Perché tutti aspettiamo prima di essere invitati? Perché giudizio e lamentele anziché un abbraccio? Al margine della strada a gridare, come il cieco di Gerico. E noi, presi da tante faccende, a smorzare ogni grido di fede sincera. Perché troppo presi ad andare dove non serve e a fare cose che nessuno vuole. A far finta di seguire Gesù, seguendo solo i nostri schemi rigidi. Gesù invece si è fermato, ha ascoltato, ha guarito. Ha soltanto sorriso.
(tratto da Dino Pirri, Dalla sacrestia a Gerico, ed Ave)

lunedì 12 dicembre 2011

Io gioisco pienamente nel Signore!

Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli. (Is 61,1-2)
Mentre la liturgia di oggi è tutta un invito alla gioia, in vista delle feste ormai prossime, guardiamo alla nostra vita. Siamo persone felici?
Oggi viene un uomo mandato da Dio, il suo nome è Giovanni. Egli venne come testimone della luce e di una novità di vita che entra nella storia. 

Egli sta con i piedi per terra e non è un illuso. Sa che la salvezza e la felicità non dipendono solo da lui e dalle sue forze. Sa che è necessario attendere un Altro. Egli è una voce che grida nel deserto, uno che viene a preparare la strada del Signore.
E allora anche noi riconosciamo che non possiamo essere felici solo con le nostre forze. Non sappiamo trovare da soli la gioia. Abbiamo bisogno del Signore che viene, di uno che è più forte di noi, che venga a salvarci, a rianimare la speranza, a diffondere la gioia vera, a riempire i nostri cuori di verità. Ma è anche necessario che ci rendiamo disponibili a preparare la sua venuta nel mondo, ogni giorno. Anche noi siamo chiamati a prepararci alla festa, spianando i suoi sentieri.

Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male (cfr. 1Ts 5,16-24).
La felicità è possibile quando ci occupiamo dei poveri e dei miseri (non la gara a chi è povero!), annunciando loro la bella notizia.
La felicità è possibile quando annunciamo la bella notizia quando viviamo gesti di consolazione e di prossimità nei confronti di chi è solo e triste.
La felicità è possibile quando compiamo atti di liberazione di chi è oppresso dall’ingiustizia, innanzitutto liberando noi stessi dall’ansia del possesso, dal pericolo del potere, dalle comodità e dal cancro della disonestà.
La felicità è possibile quando proclamiamo la libertà degli schiavi e dei prigionieri, cioè quando siamo disposti a vivere la carità verso tutto e il perdono a chi ci ha fatto del male.
La felicità è possibile se accogliamo nella nostra vita quotidiana il Signore che viene, se accogliamo la sua Parola e la volontà del Padre. Se cominciamo a vivere come lui ci ha insegnato, assumendo i suoi stessi sentimenti.
 

Come Giovanni, vogliamo anche noi gridare di gioia nel deserto di questa epoca triste, poiché abbiamo contemplato la linea luminosa di un’alba nuova sull’orizzonte della storia; abbiamo scoperto che questo mondo non è più una valle di lacrime, ma un terreno fecondo di speranza. Abbiamo preso coscienza che tocca anche a noi accogliere la luce e affrettare i tempi della speranza. 

Ci prepariamo a celebrare il Natale del Signore, alla sua venuta in mezzo a noi, raccogliendo l’invito dell’apostolo Paolo: siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie.

sabato 10 dicembre 2011

TWITTEROMELIE della seconda settimana di Avvento


Giovanni annuncia la giustizia e la libertà. Attendiamo Gesù, terre e cieli nuovi, tempi nuovi. Accogliamo il Regno o solo la finanziaria? (domenica)


Attesa di segni vani e miracoli inutili. Perché non accettare da Gesù il segno e il miracolo più grande? La guarigione dai miei peccati. (lunedì)

Stupore davanti al Signore che cerca chi è perduto. Mai più soli! Mai più lontani! Perché Dio si è fatto prossimo di tutti! Dio con noi! (martedì)

Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi. State svegli! (mercoledì)


Contempliamo Maria, tutta bella, piena di grazia e turbata. L'Immacolata condivide con noi dubbi e paure. Anche per questo è nostra Madre. (giovedì)

Lamenti invece di conversione. Faccio finta di nulla invece di protestare. Indifferente. Gesù chiede prossimità e profezia. Non schizofrenia! (venerdì)

Perché aspettare ancora Elia? Il Regno è qui! La felicità è ora! La salvezza è oggi! Non rimandare a domani la realizzazione dei tuoi sogni! (sabato)

sabato 3 dicembre 2011

TWITTEROMELIE della prima settimana di Avvento

In questo tempo di attesa vigilante e speranza affidabile, c’è una novità! Gioia improvvisa che non lascia dormire. Pace a voi! State svegli. (domenica)

Paralizzato e sofferente anch'io. Non sono degno che entri sotto il mio tetto, ma Tu dici: "Verrò e ti guarirò". Da cosa devo esser guarito? (lunedì)
Devo essere guarito dalla cecità dell'indifferenza, della superficialità, della connivenza col male. Per vedere la bellezza del Suo volto. (venerdì)
Nel quotidiano Gesù ti chiama a guarire e ad essere felice. Nelle cose ordinarie cammina dietro a lui, il resto è meno urgente! Come Andrea, l'apostolo! (martedì)
Gesù esulta di gioia perché il lupo dimorerà con l’agnello. Non se ne accorgono profeti e re, sapienti e dotti. Solo i piccoli. E tu? (mercoledì)
Segue Gesù chi ascolta e vive le sue parole, come chi costruisce la sua casa sulla roccia. Poche chiacchiere. La fede solida come la storia. (giovedì)
Gesù percorre le mie strade, annuncia la bella notizia, guarisce dal male. Questo attendo! Prossimità, vita gioiosa, salvezza! Vieni, Gesù! (sabato)

Queste le omelie quotidiane in 140 caratteri pubblicate su twitter.

venerdì 2 dicembre 2011

Come Giovanni: Consolate!

«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata» (Is 40,1-2) 
Invece la nostra voce cosa grida? Spesso rigurgita rimproveri, lamentele e condanne sul mondo, su questi tempi e sulle persone. Una voce che stenta ad obbedire al comando del Signore: «Consolate!». Una voce che scivola che scivola sopra le nuvole e non parla più al «cuore di Gerusalemme». E forse a nessun cuore. E allora torniamo ad essere una voce nel deserto, come Giovanni.
Nel deserto senza privilegi e senza sconti. Nel deserto senza compromessi e senza armi. Nel deserto da poveri. Nel deserto da credenti. Nel deserto da profeti.
A spianare i sentieri per il nostro Dio anziché trovare le scorciatoie per noi.
A ad innalzare le valli e abbassare le montagne per poter raggiungere tutti, invece di costruire muri e innalzare barriere.
Ad individuare strade percorribili per uscire fuori, anziché attendere che siano sempre gli altri a dover venire a noi, verso le nostre idee e convinzioni, pretese e soluzioni. Ricordando che l'unico fine nostro e della Chiesa è che molti incontrino Gesù, sperimentando il suo amore, e non che molti riconoscano le nostre ragioni e verità.
Cristiani come Giovanni, che mostra l'avvento di una speranza nuova, di una notizia inaudita, di una parola finalmente incarnata, di una solidarietà incondizionata e di un amore folle. Il volto autentico di Dio e non la mnemonica litania delle dottrine e dei riti.
Come Giovanni, che grida nel deserto, vestito strano, dai gesti provocatori e dalle parole irruenti. Capace di evocare la tenerezza del Signore, che, più di ogni rimprovero, spinge al pentimento e alla conversione.