AVVISO Iai NAVIGANTI

A breve il blog sarà trasferito su www.appuntidiunpellegrino.it

domenica 29 gennaio 2012

La Messa in dieci mosse

Convocare, riconciliare, lodare, ascoltare, rispondere, offrire, invocare, ricordare, spezzare, andare. Dieci verbi che abitano le nostre vite quotidiane, il lavoro, la famiglia, le relazioni. Dieci azioni ordinarie, molte volte semplici da compiere e molte altre faticose, costose. Dieci verbi "vivi", insomma. Concentràti tutti insieme nello spazio e nel tempo centrali per il cammino di ogni credente: la celebrazione dell'Eucaristia.
Dieci verbi per dieci "mosse", quelle da compiere per vivere pienamente la messa. Un antidoto all'abitudine e all'indifferenza che impoveriscono le domeniche di tante comunità cristiane, finendo per far sfiorire, ai nostri occhi, la bellezza rigogliosa dell'incontro con il Signore.
Dieci verbi all'infinito, ma che ogni cristiano è chiamato, nella sua vita di fede, singolarmente e, soprattutto, insieme nella Chiesa, a declinare all'indicativo presente.


di Giuseppe Masiero, Antonio Mastantuono, Armando Matteo, Vito Piccinonna, Dino Pirri, Nicolò Tempesta, con la prefazione di Domenico Sigalini.


venerdì 27 gennaio 2012

IL GIORNO DELLA MEMORIA


Il muro di Betlemme
La MEMORIA ci aiuti a non ripetere gli errori del passato. Ad abbattere le mura di ogni ghetto. A rispettare la vita di ogni persona. A rifiutare la violenza sempre e in ogni caso. A non diventare, da vittime, oppressori.

Oggi RICORDIAMO che ogni discriminazione ferisce la dignità degli uomini e delle donne di ogni tempo e in ogni luogo.

Chesterton: Il grande naufragio come analogia

La tragedia di questo gigantesco naufragio è troppo tremenda per associarla a un'analogia di pura fantasia. Ma l'analogia spontanea nella nostra testa tra questa nave moderna dalle dimensioni enormi e le dimensioni non meno grandi della nostra società, anch'essa in aperta navigazione - questa analogia non è una fantasia. È un fatto; un fatto così clamoroso ed evidente da essere probabilmente trascurato con facilità dai nostri occhi. La nostra civiltà è davvero il Titanic; per il potere e l'impotenza che mostra, per la solidità e la fragilità che mostra. Dal punto di vista tecnico, l'adeguatezza della precauzioni prese sono argomento di inchiesta tecnica. Ma dal punto di vista psicologico, non può esserci dubbio che le riflessioni e la rielaborazione di questo fatto ci portino a inoltrarci in uno scomparto della nostra mente che svela tutta la sua inefficienza piuttosto che la sua efficienza.

Lasciando proprio da parte le questioni riguardo a chi debba essere colpevolizzato, il fatto in sé chiaro e lampante rimane: ed è che non c'è alcun rapporto di sana proporzione tra la provvigione di lusso e divertimento e il tentativo di provvedere al bisogno e alla disperazione. Lo schema è fin troppo sbilanciato sulla prosperità e fin troppo poco sui bisogni - proprio come nello Stato moderno. Il signor Veneering, lo si deve ricordare, nel suo messaggio elettorale, "ha istituito un nuovo e impressionante paragone tra lo Stato e la nave"; il paragone, anche se non è proprio nuovo, rischia di diventare un po' troppo impressionante. Nel momento in cui si costruisce una nave che è grande come un impero, l'impero a sua volta diventa molto simile a quella nave - e assai simile alla nave che affonda.

mercoledì 25 gennaio 2012

VALORE



Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. 
Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle. 
Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. 
Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. 
Considero valore tutte le ferite. 
Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, 
provare gratitudine senza ricordare di che.
Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato. 
Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, 
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.
Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore. 
Molti di questi valori non ho conosciuto.
(Erri De Luca)

lunedì 23 gennaio 2012

ELOGIO DEI PIEDI

Perché reggono l’intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il bersaglio non meriti l’appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano in nome del corpo contro la morte.

(Erri De Luca)

giovedì 19 gennaio 2012

La luce del mondo

Il primo giorno di pioggia. Ora che si avvicinava la mèta, cominciavo a credere che non avremmo mai trovato la pioggia. Invece no. Quella mattina pioveva fitto fitto. Come una fastidiosa carezza che sembra penetrarti l’anima, oltre che a formare una coltre apparentemente insormontabile. E poi il freddo. Ma soprattutto era ancora buio.
Camminavo accanto a Sara. E, partiti da meno di 10 minuti, al primo bivio avevamo già perso di vista ogni segnalazione. Abbiamo imboccato una via “a naso”, cioè “a caso”. Nel buio mi fermo per stringere il laccio della scarpa. Sara continua a camminare parlando con me, fino a quando si accorge della mia assenza. Mi chiama. Poi a voce ancora più alta. Non sono lontano, ma a causa del buio non mi vede. Io sorrido, e poi esco allo scoperto, mi faccio sentire.
Quella mattina, quando il sole era ormai alto, Sara ancora al mio fianco, mi sono accorto di quanto fosse necessaria la luce. Senza luce ogni rumore (e ogni silenzio) alimenta la paura; senza luce la strada si smarrisce; senza luce si rischia di perdersi nelle illusioni. La luce non fa rumore e sembra immobile. Eppure è così necessaria!

sabato 14 gennaio 2012

Giornata di preghiera e riflessione sui migranti

«Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali».
La relazione così prosegue: «Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purché le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione».

Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.

Preghiera di S. Ambrogio

Tutto noi abbiamo in Cristo.
Tutto è Cristo per noi.
Se vuoi curare le tue ferite, Egli è medico.
Se sei ardente di febbre, Egli è una fontana.
Se sei oppresso dall'iniquità, Egli è giustizia.
Se hai bisogno di aiuto, Egli è vigore.
Se temi la morte, Egli è la vita.
Se desideri il cielo, Egli è la via.
Se rifuggi dalle tenebre, agli è la luce.
Se cerchi il cibo, Egli è l'alimento.
(S. Ambrogio, De Virg. XVI)

mercoledì 11 gennaio 2012

TWITTER E LE OMELIE - Se il vescovo cinguetta

In fondo anche le giaculatorie sono preghiere-spot di poche sillabe o, se così possiamo definirle, tweet ante litteram: perché allora non fare la stessa cosa con i commenti alla Scrittura, lanciando in rete messaggi non più lunghi di 140 battute? A chiederselo è stato monsignor Hervé Giraud, vescovo di Soissons, una delle più antiche città della Piccardia, e presidente del Consiglio per la comunicazione della Conferenza episcopale francese.
In mezzo al cinguettio dei social network, le sue micromélies hanno attirato l’attenzione della stampa, ma la notizia è meno bizzarra di quello che può sembrare a un primo sguardo: in fondo il compito più urgente di un sacerdote è annunciare il Vangelo, «niente è più importante di questo» ha ribadito il vescovo di Soissons, Laon e Saint-Quentin a «Le Monde» che gli ha recentemente dedicato un articolo, pubblicato nel numero di Natale.
La Parola di Dio deve essere divulgata eukàiros akàiros, cioè opportune et importune, si legge in IITimoteo, 4, 2; per questo, sbarcare su quella che Giraud, professore di matematica prima di essere ordinato sacerdote, chiama l’arène numérique è un modo per prendere alla lettera il consiglio dell’Apostolo. Il pulpito digitale funziona: i messaggi inviati da @mgrgiraud su Twitter (già usato come strumento didattico in molte scuole francesi) vengono letti e a loro volta rispediti da altri internauti connessi — tra i followers c’è anche il cardinale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura (@CardRavasi) — in un passaparola incessante: bisogna permettere a Dio di sorprenderci (Jn 1, 46 Peut-il sortir de là quelque chose de bon?Dieu surprend mon attente en se laissant trouver là où je ne l’attends pas) e mirare sempre all’essenziale (Il nous faut peu de mots pour exprimer l’essentiel, il nous faut tous les mots pour le rendre réel: la frase è tratta da Avenir de la poésie di Paul Eluard).

lunedì 9 gennaio 2012

Il Mistero di Nazareth e il ritorno a casa




Gli ultimi giorni di pellegrinaggio li abbiamo trascorsi in Galilea. A Nazareth, a Cafarnao, sul lago di Tiberiade. I luoghi della quotidianità e della pazienza di Dio. Gesù ha vissuto lì assumendo sudi sé la nostra natura umana. Le cose piccole, le relazioni semplici, le scelte quotidiane, le contraddizioni della storia, la fatica del lavoro , la bellezza del creato, i sogni grandi, gli ideali alti, le delusioni, il rifiuto. Tutto come noi, eccetto il peccato.
Ultima tappa Cesarea, da dove Paolo partì per raggiungere Roma. Il Mare Mediterraneo ha salutato l'origine della diffusione del cristianesimo in tutto il mondo. Ha salutato noi, che tornavamo a casa, per un'altra strada come i Magi, cioè con occhi, cuore, vita nuovi. Pieni di gioia e lodando Dio come i pastori. Custodendo tutto nel cuore, come Maria, la bellezza dell'esperienza vissuta.
Il pellegrinaggio continua... nel proprio Nazareth, cioè nella vita ordinaria, resa straordinaria, cioè salvata, dall'amore di Gesù.

giovedì 5 gennaio 2012

Dio è debole come un bambino

Betlemme: Dio nasce povero e piccolo per annunciare al mondo che la salvezza non si realizza attraverso il potere, ma con la prossimità. E la mia fede, liberata dalla paura e da ogni strumentalizzazione, fa appello alla mia libertà. Dalla grotta della natività alla casa di accoglienza per i bambini disabili, per abbracciare Gesù, che mi salva con la debolezza dell'Amore. Nella mangiatoia e nella Croce.

mercoledì 4 gennaio 2012

Gerusalemme, Basilica della Risurrezione


"Io sono risorto, e sono sempre con te". Ho celebrato l'eucaristia sulla pietra del sepolcro. Uscendo fuori, ho ricordato a me stesso che invece di guardare il mondo e la mia vita come fosse un sepolcro, devo guardare il mondo e la mia vita come chi esce dal sepolcro, cioè da risorto. Tutto cambia. Forse no. Tutto rimane come prima. La prospettiva è differente. Perché Gesù è sempre con me!

lunedì 2 gennaio 2012

Dall'Ascensione alla Pentecoste!

Dall'Ascensione alla Pentecoste. È stato questo il percorso spirituale di questa giornata. Una grande inclusione sulla responsabilità. Il mistero dell'Ascensione, infatti, ci spinge ad andare ad annunciare il Vangelo in ogni luogo, a costruire il Regno dei cieli, a continuare la missione di Gesù nel mondo. Ora lui non è più presente come prima. E tocca a noi. Non ad altri. Non l'attesa del cambiamento degli altri, ma la mia conversione.
E poi la Pentecoste, che mi dà la forza e la possibilità di farlo. Non da solo!
Responsabilità e forza! Naturalmente Gesù non rimane estraneo. Lo abbiamo incontrato al Getzemani. Questa mattina, assumere su di sé la responsabilità di tutti e ricevere forza dal Padre al quale non smette di obbedire. Neppure nell'ora della paura e della solitudine.
Signore, donami, la grazia di non fuggire le mie responsabilità nella Chiesa e nel mondo, soprattutto nei confronti dei più poveri e soli. Signore, donami la forza di spingermi sempre oltre, nella quotidiana necessità di amare.

domenica 1 gennaio 2012

Il primo giorno dell'anno a Gerico

Capodanno sulle rive del Mar Morto. Il primo giorno dell'anno Dio ci benedice con il suo volto sorridente. Io mi sono immerso nel Mare Morto, famoso per la sua salinità e per le proprietà dei suoi fanghi.
Il primo giorno del 2012, mi sono immerso nelle acque scure perché ogni scoria di male cadesse via. Tutto ciò che mi pesa. Tutto ciò che mi spaventa. Tutto ciò che mi inquieta. Lo lascio scivolare via dal mio corpo e dalla mia anima. E mi lascio riscaldare da quel ventoso sorriso benedicente. Che mi aveva raggiunto fin dal mattino.
E poi a Gerico, dove Gesù incontra Zaccheo. E mettendo in pericolo reputazione, consensi e successi, sceglie di andare a mangiare a casa sua. Come dire: la mia vita non conta niente, ci rinuncio, in favore della tua. Sei importante più di tutti gli altri. Sei importante più della mia stessa vita.
Un Dio che rinuncia a se stesso per me, mi stupisce. Dio che offre se stesso invece di chiedere a me sacrifici, mi attrae. Dio che vuole stare con me, mi spinge a somigliare a lui nell'amore, come meglio posso.
Ed ecco un bel programma per il 2012: somigliare a Gesù nell'amore, come meglio posso.