AVVISO Iai NAVIGANTI

A breve il blog sarà trasferito su www.appuntidiunpellegrino.it

martedì 28 febbraio 2012

Monti fa pagare la Chiesa?



Sono sempre irritato dalla superficialità dei ragionamenti e dalla parzialità delle informazioni. Un esempio L'ICI, o come dicevano tutti l'IMU. Il Governo italiano sta procedendo ad una modifica della normativa, che in realtà è una specificazione delle norma già esistente. In pratica la legge afferma che gli enti (non solo ecclesiastici) no-profit sono esenti dall'imposta, a meno che gli immobili in questioni non producano reddito e siano utilizzati per attività commerciali. La legge non era sufficientemente chiara e dava adito ad interpretazioni di comodo da parte di alcuni enti (non solo ecclesiastici). Ora sarà più facile applicare il principio delle legge alle diverse circostanze. Fin qui nulla di male, anzi. Ne sono felice. Mi sembra un passo ulteriore verso la giustizia e la verità.
Quello che mi irrita sono tre cose:
1) Il fatto che nessuno metta in risalto che in questi anni è mancato un controllo efficace da parte dei comuni titolari della riscossione dell'imposta sugli immobili. E quindi noi cittadini dovremmo anche reagire alla cattiva amministrazione.
2) Che ci si riferisce sempre alla "Chiesa" come se fosse una società per azioni quotata in borsa. Capisco la esemplificazione giornalistica, ma bisognerebbe dire ogni tanto che l'ICI/IMU deve essere pagato non dalla "Chiesa", ma dagli enti ecclesiastici (parrocchie, congregazioni religiose, associazioni, movimenti...). Insomma non esiste un soggetto "Chiesa", ma diversi soggetti che fanno riferimento alla comunità ecclesiale.
3) Perché si riduce la notizia ad uno slogan: Monti fa pagare la Chiesa. Ma non si specifica che la modifica riguarda tutti gli enti no-profit (circoli, associazioni, altre confessioni religiose, comitati....). Quindi la notizia dovrebbe essere casomai: Monti fa pagare il no-profit. E mi rendo conto che non è né sensazionale per chi vende i giornali, né conveniente per il governo.
Così nel paese dell'approssimazione passano le notizie, come quella di un tale che si è gettato dal secondo piano della sua abitazione. Senza poi aggiungere che c'era un incendio in corso nella casa e che al suolo i pompieri avevano predisposto il telo di emergenza. E noi continuiamo a domandarci se sia stato un dolore troppo grande oppure un atto di pazzia.

domenica 26 febbraio 2012

Lo Spirito che ti getta fuori

E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.




Non è questione di qualche giorno. Quel numero quaranta esprime il tempo di tutta un’esistenza! Questo tale Gesù è spinto dallo Spirito a trascorrere la sua intera esistenza umana fuori dalla sua divina sicurezza. Nel deserto, che è il terreno ambiguo della vita e della morte, della libertà e della tentazione. Il luogo del passaggio necessario, ma non secondo tempi pianificati.
Dunque, una condivisione annunciata e vissuta nella realtà storica delle ambiguità e delle contradizioni, delle paure e delle speranze, della felicità e delle ferite dolorose. Sembra davvero che sia l’immagine fedele e originale di quell’impasto di terra sporca e soffio divino, che è l’umanità, la storia, la mia vita. La condivisione del rischio di essere liberi e della responsabilità di essere amati.
Nei giorni tristi in cui nessuno sa più cosa fare, Gesù condivide ogni domanda e tutte le incertezze.
Come faccio la volontà del Padre? Come realizzo il Regno di Dio? Come rimango fedele alla missione ricevuta? Sono le domande di tutta la sua vita e di ogni suo agire nel mondo, in una lotta quotidiana contro la tentazione di realizzare la sua missione in modo più efficace e comodo, della solidarietà con i peccatori. Egli non sceglie le scorciatoie e le giustificazioni.
E se confondesse la realizzazione del Regno con quella del proprio Io? Come quando, dopo una giornata faticosa ma esaltante tutti lo cercavano (Mc 1,35) per i prodigi compiuti? No. Se ne va altrove.
E se scegliesse il potere e i mezzi di questo mondo per salvare tutti? Sarebbe sbagliato? Quando volevano farlo re per aver sfamato le folle (Mc 6,45), se ne va un’altra volta. Perché ha scelto le armi della debolezza e della povertà.
E se invece di lasciarsi plasmare dalla volontà del Padre inducesse il Padre a piegarsi alla sua? Nell’orto degli ulivi la lotta definitiva (cfr. Mc 14,32ss). Insieme alla Croce abbraccia totalmente una volontà non sua.
Chi è dunque questo tale Gesù, che ogni giorno, come me è chiamato a scegliere nella verità e nella libertà? Come me. Ogni giorno. Il desiderio di verità, la responsabilità della giustizia e la paura del fallimento e dell’errore.
Solo attraversando il terreno ambiguo di ogni libertà e di ogni tentazione, Gesù può ristabilire la giustizia e riaprire la via della liberazione. Il primo passo verso la terra promessa della felicità.
Oggi, nel deserto della nostra vita, sperimenteremo anche noi il fallimento, la tentazione, la caduta e persino il pericolo della morte, ma non sperimenteremo mai più la solitudine. Dio sta con noi. Infatti «...non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato» (Eb 4,15).
Solidale con me. Non esecutore di un copione già scritto. Cioè senza sconti nella tentazione, senza comodità nell’essere libero.

sabato 25 febbraio 2012

Le TWITTERomelie di Quaresima

Mentre siamo impegnati nelle nostre penitenze, l'annuncio di una vita nuova possibile: Ritornate a me con tutto il cuore! Buona Quaresima! (Mercoledì delle Ceneri)
"Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Scegli ora chi seguire! Non domani. (Giovedì dopo le Ceneri)
«Possono gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?» Non sono credibili i credenti bigotti, tristi e lamentosi. (Venerdì dopo le Ceneri)
Gesù che sta con i peccatori e le prostitute, non con gli scribi e i farisei: oggi troppi cristiani (presunti) giudicano. Invece di amare. (Sabato dopo le Ceneri)

In questo primo tratto di quaresima, il Signore mi ha detto che è possibile una vita nuova, che è disposto a RICOMINCIARE con me OGGI. Per questo OGGI vivo nella gioia e per questo RICOMINCIARE, invece di giudicare gli altri, comincio ad amarli. Perché il Signore ha fatto così con me. E inizia la prima settimana di Quaresima!

mercoledì 22 febbraio 2012

Lasciati riCOMINCIARE

E puntuale dopo carnevale arriva anche la Quaresima. Come ogni anno da anni. E la prima constatazione che emerge? Sono sempre uguale. Lo stesso dello scorso anno. O perché continuo a riconoscermi incapace di uscire libero dalle lusinghe del peccato. O perché mi ostino a pensare di esserne esente, nella piacevole illusione di essere sempre nel giusto e nelle verità. Oppure perché faccio finta: cioè riconosco ogni mia colpa, ma le nascondo anche a me stesso, oltre che agli altri, poiché non ne verrò mai fuori. 
Sono lo stesso dello scorso anno. Che avevo deciso di pregare di più, di confessarmi più spesso, di essere più buono con gli altri, o anche solo di evitare i dolcetti o bere un caffè in meno. E sono sicuro che anche quest’anno arriverò a conclusione dell’itinerario quaresimale con il lungo elenco delle buone intenzioni a cui non ho tenuto fede, o dei “fioretti” dimenticati. Come ogni anno.
Aumenta il prezzo della benzina, lo spread, il rating va su e giù. Io rimango sempre lo stesso. Il mio cuore ormai insensibile ad ogni proposito di bene. Tanto non cambia nulla. Vorrei dire altro, ma questa è la realtà.
In questa realtà però mi raggiunge la parola del profeta: 

Così dice il Signore: "Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al male". Chissà che non cambi e si ravveda e lasci dietro di sé una benedizione?”.

martedì 21 febbraio 2012

La casa, la strada, il pozzo...

Visualizza la scheda del libro
In attesa che esca il mio primo libro, vi segnalo questo in cui c'è anche un mio testo. 

Sono tanti, oggi, gli spazi nei quali ci si incontra senza guardarsi, senza riconoscersi, in cui si cammina come estranei tra estranei (i non-luoghi, di cui parla Marc Augè). Ve ne sono altri invece, molto significativi: i luoghi del vivere, dell'abitare, del lavorare; i luoghi del desiderio, del tempo perduto, del credere.
Anche il Vangelo è disseminato di luoghi: la casa, la strada, la bottega, la sinagoga, il pozzo, il tempio, il giardino... spazi di accoglienza o di rifiuto, di sequela o di tradimenti nei confronti di quel Nazareno che li attraversava, annunciando una parola "altra".
Con testi di: Giuseppe Masiero, Antonio Mastantuono, Armando Matteo, Vito Piccinonna, Dino Pirri, Nicolò Tempesta, Domenico Sigalini, Ugo Ughi.

lunedì 20 febbraio 2012

Se avessi 53 minuti!

Spesso si corre e si corre. Oggi ho deciso di fermarmi. Almeno per un giorno.

Il Piccolo Principe incontrò un mercante di pillole che calmavano la sete.
"Perché vendi questa roba?" chiese il Piccolo Principe.

"È una grossa economia di tempo" disse il mercante "gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano 53 minuti alla settimana".
"E che cosa se ne fa di questi 53 minuti?" chiese perplesso il Piccolo Principe.
"Se ne fa quel che si vuole.." rispose sicuro il mercante.
"Io" disse il Piccolo Principe "se avessi 53 minuti da spendere, camminerei adagio, adagio verso la fontana.

mercoledì 15 febbraio 2012

Lettera aperta ad Adriano Celentano

"Non non parlano mai del paradiso, come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire, ma le cose non stanno così. Siamo nati per vivere, ma che cazzo di vita è questa, con lo spread, l’economia, le guerre?". (A. Celentano a San Remo)
Caro Adriano,
non ho capito tutto quello che hai detto e alcune cose non le condivido neppure. Sono convinto che Famiglia Cristiana e Avvenire abbiano tutto il diritto di cittadinanza tra la stampa italiana. Perché tutti hanno diritto di esprimere le proprie opinioni, assumendosene sempre la responsabilità. E come credenti non possiamo neppure tirarci fori dal dibattito sui temi che riguardano la vita delle persone. Sono anche sicuro che non sei un lettore del quotidiano e della rivista, altrimenti avresti notato che entrambe da tempo provano a domandare "Siamo nati per vivere, ma che cazzo di vita è questa, con lo spread, l’economia, le guerre?". Certamente utilizzando altre metafore. Mi è sembrata gratuita quella sparata sicuramente ad effetto, ma davvero senza stile.
Però queste parole rivolte ai preti e ai frati mi hanno provocato.  "Non parlano mai del paradiso, come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire". Forse in questo hai un po' di ragione, ma senza generalizzare troppo. Poiché anche se non tutti scrivono libri e vanno in televisione, preti e frati che parlano di paradiso e mettono al primo posto i poveri, ce ne sono. E ce ne sono molti. Però è vero. Noi preti e frati, e tutti i cristiani autentici insieme a noi, dovremmo parlare di più e meglio del paradiso, del senso della vita, di Dio e dell'eternità. Qualche tempo fa me lo ha fatto notare anche una mia amica. A volte nelle nostre comunità programmiamo, decidiamo, realizziamo e verifichiamo come se Dio non ci fosse, come se tutto dipendesse da noi e dalle nostre forze. Senza tenere in conto gli sbalzi dello Spirito, le sorprese della Provvidenza e la fantasia della Speranza. 
E allora, per quanto dipende da me, continuerò a leggere Avvenire, comincerò a leggere anche Famiglia Cristiana, cercherò di essere un prete più attento agli ultimi e parlerò come meglio posso di Gesù e del Paradiso. Provando ad imparare da te, da tanti miei amici preti e frati, da tanti credenti che incontro ogni giorno. Senza mai dire agli altri cosa devono o non devono fare. Se no, cadrei nel moralismo tanto lontano dalla Misericordia di Dio e dalle logiche del Suo Regno. 
Non ho neppure riletto quello che ho scritto di getto. Gli errori, sono da considerarsi come pause di silenzio.
don Dino Pirri

martedì 14 febbraio 2012

L'amore riservato ai bellissimi

Nel giorno di San Valentino, patrono degli innamorati, mi piace condividere questo articolo trovato su Popotus, l'inserto di Avvenire dedicato ai bambini. Con la convinzione che quello che diciamo ai piccoli, spesso è bene che lo teniamo presente anche nella vita "da grandi". Allora, buona festa a tutti gli innamorati!
Sguardo intenso, zigomo prominente, fisico scolpito se sei uomo, capello lungo, corpo magro ma con le curve al punto giusto, sorriso che buca lo schermo se sei donna: a chi ha questo profilo, l'amore in tv riserva molte fortune e tante possibilità. A chi ha gli occhiali ed è un po' sovrappeso o non è alto come un campione di basket e non ha le curve di Jennifer Lopez invece succede poco o niente in fatto di amore. O al limite succedono solo le cose brutte: ovvero si viene traditi, abbandonati, maltrattati. Una cosa è certa: se non si è più che belli, non ci si può sedere su nessun trono dei programmi del pomeriggio, per il quale l'unico lasciapassare è un fisico da urlo e una certa arroganza e spavalderia. A guardare cosa succede in tv, viene da pensare che chi non è bello l'amore può anche dimenticarselo. Per fortuna non è così. La vita vera è fatta di gente così così, magari un po' grassottella, oppure con qualche brufolo e qualche ruga sparsa qua e là... Per fortuna ci sono i cartoni animati. Se è vero che spesso, anche in quelli, l'amore sembra solo riservato ai bellissimi (quando ci sono principi e principesse nei paraggi, tutti hanno sempre volti perfetti , capello come quelli della pubblicità e occhi i cui colori sembrano rubati all'acqua del Mar dei Caraibi) è anche vero che esistono cartoni meravigliosi dove un bruttone come Shrek può innamorarsi di Fiona che rinuncia all'incantesimo dell'eterna bellezza perché preferisce essere amata da un orco brutto e bello dentro, rifiutando il Principe Azzurro che nel cartone è bello, ma parecchio antipatico. E che dire della storia commovente della Bella e della Bestia, dove un principe reso orribile da un terribile incantesimo si rende amabile e degno di amore da parte di una ragazza bella e sensibile. Anche le fiabe raccontano che l'amore non è fatto di ciò che si vede con gli occhi ma di ciò che si sente con il cuore. Perché la verità non è che chi è bello ama, ma che chi ama... diventa bello, anzi bellissimo per il proprio amato. (da Popotus, del 14 febbraio 2012)

domenica 12 febbraio 2012

Vittorio Bachelet

VITTORIO BACHELET il 12 febbraio 1980, al termine di una lezione, mentre conversa con la sua assistente Rosy Bindi, viene assassinato da un commando delle Brigate Rosse nell'atrio della facoltà di Scienze politiche de La Sapienza, con sette proiettili calibro 32. Scrive nel 1976:

La stagione dei congressi dei partiti è attesa con ansia mista a indifferenza da molti italiani. Si ha insieme l’impressione che si tratti di assise d’importanza decisiva in un momento delicatissimo per non dire drammatico della nostra storia, e, contemporaneamente, di incontri rituali incapaci ormai di esprimere le attese di fondo degli stessi iscritti e simpatizzanti ed elettori per celebrare solo duelli di potere e combinazioni di vertice.

Eppure non c’è democrazia, non c’è vitalità politica, se le forze politiche non sanno farsi interpreti delle attese, delle speranze e delle angosce dei cittadini, se non sanno proporre linee capaci non di subire, ma di guidare lo sviluppo del paese e le trasformazioni necessarie per rendere l’ordinamento della società adeguato ai mutamenti che hanno profondamente modificato la sua composizione, la sua cultura, il suo assetto territoriale e sociale, la sua mentalità, il suo costume.

In particolare quanti ispirano ai valori cristiani la loro milizia politica sanno bene che è questa la loro forza vera e più grande cui non possono rinunciare, quell’amore oggi capace di dare una speranza agli uomini liberi e forti, e forse più largamente di quanto non si pensi, anche alle nuove generazioni in cerca di valori per cui vale la pena di vivere e operare. Perché si può dover legittimamente pensare «che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes 31).
 (Vittorio Bachelet, 1926-1980)

Due giorni dopo se ne celebrano i funerali nella chiesa di San Roberto Bellarmino di Roma. Uno dei due figli, Giovanni, all’epoca venticinquenne, nella Preghiera dei fedeli dice:
Preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga. Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri.

venerdì 10 febbraio 2012

LE FOIBE! Ricordare per essere diversi

Gli eccidi delle foibe ed il successivo esodo costituiscono l'epilogo di una secolare lotta per il predominio sull'Adriatico orientale, che fu conteso da popolazioni slave (prevalentemente croate e slovene, ma anche serbe) e italiane. Tale lotta si inserisce all'interno di un fenomeno più ampio e che fu legato all'affermarsi degli stati nazionali in territori etnicamente misti. Nel XX secolo, furono decine di milioni le persone coinvolte nei conseguenti processi di assimilazione ed emigrazione forzata, che provocarono milioni di vittime. Fra gli episodi più noti si ricordano il genocidio armeno, il drammatico scambio di popolazioni tra Grecia e Turchia e l'esodo dei tedeschi dall'Europa orientale. Molte delle realtà plurilinguistiche e multiculturali esistenti in Europa ed Asia ne uscirono distrutte.

don Francesco Bonifacio, 
assistente di AC, 
morto nelle foibe
Le radici di questo fenomeno affondano nella fine dell'ancien régime, un sistema dove gli Stati erano il risultato delle lotte di potere delle classi dominanti. Con la rivoluzione francese e la conseguente delegittimazione del potere monarchico, gli stati trovarono la loro nuova legittimità nel concetto di popolo, inteso come una comunità cementata da una comunanza di razza, religione, lingua, cultura ed avente quindi il diritto a formare il proprio stato. Man mano che le singole popolazioni si identificavano in specifiche nazioni (che inizialmente - in molti casi - erano indefinite e controverse), si vennero a creare diverse occasioni di conflitto. Ad esempio quando una nazione rivendicava territori abitati da propri connazionali e posti al di fuori dei confini del proprio stato. Oppure quando specifiche minoranze etniche cercavano la secessione da uno Stato, sia per formare una nazione indipendente, sia per unirsi a quella che consideravano la madre patria. Una terza fonte di conflitto fu provocata dal tentativo, da parte di molti Stati, di assimilare od espellere le proprie minoranze, considerandole realtà estranee o un pericolo per la propria integrità territoriale.

martedì 7 febbraio 2012

Bisogna trasformare la società!

Giorgio La Pira (1904-1977)
“…Il nostro «piano» di santificazione è sconvolto noi credevamo che bastassero le mura silenziose dell'orazione! Credevamo che chiusi nella fortezza interiore della preghiera noi potevamo sottrarci ai problemi sconvolgitori del mondo; e invece nossignore; eccoci impegnati con una realtà che ha durezze talvolta invincibili. …Abbiamo veramente compreso che la «perfezione» individuale non disimpegna da quella collettiva?
…Bisogna trasformarla la società! Non basta la vita interiore; bisogna che questa vita si costruisca dei canali esterni destinati a farla circolare nella città dell’uomo. Bisogna lasciare l’orto chiuso dell’orazione…. Trasformare le strutture errate della città umana; riparare la casa dell’uomo che rovina”
(Giorgio La Pira, nel 1945)

lunedì 6 febbraio 2012

I giorni della merla


Basta un po' di neve e siamo costretti a rivedere i progetti, annullare appuntamenti, andare più adagio, rimanere a casa al caldo....allora si può! La frenesia e l'accelerazione non sono necessarie alla nostra vita! Pensiamoci anche dopo la neve.

giovedì 2 febbraio 2012

Quanto sei contestabile Chiesa!

Carlo Carretto
Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!
Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo!
Vorrei vederti distrutta, eppure ho bisogno della tua presenza.
Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!
Nulla ho visto al mondo di più oscurantista, più compresso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello.
Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porte della mia anima, quante volte ho pregato di poter morire tra le tue braccia sicure.
No, non posso liberarmi di te, perché sono te, pur non essendo completamente te.
E poi, dove andrei?
A costruirne un'altra?
Ma non potrò costruirla se non con gli stessi difetti, perché sono i miei che porto dentro. E se la costruirò, sarà la mia Chiesa, non più quella di Cristo.
Sono abbastanza vecchio per capire che non sono migliore degli altri.
L'altro ieri un amico ha scritto una lettera ad un giornale: "Lascio la Chiesa perché, con la sua compromissione con i ricchi, non è più credibile".
Mi fa pena!
O è un sentimentale che non ha esperienza, e lo scuso; o è un orgoglioso che crede di essere migliore degli altri.
Nessuno di noi è credibile finché è su questa terra...
La credibilità non è degli uomini, è solo di Dio e del Cristo.
Forse che la Chiesa di ieri era migliore di quella di oggi? Forse che la Chiesa di Gerusalemme era più credibile di quella di Roma?